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sabato 3 Maggio 2025
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Patrimonio Unesco: l’Archeoclub a Monte Sant’Angelo

TERMOLI. L’Archeoclub di Termoli visita Monte Sant’Angelo. Patrimonio Unesco. Arroccata magicamente sulla candida roccia calcarea. Nota da secoli per la grotta dell’Arcangelo. Un tempo crocevia di pellegrini e di soldati diretti in Terra Santa.

Brilla il sole con un tono che rincuora sul punto più alto di Monte Sant’Angelo. Arroccato. Ma comodo con i suoi ampi spazi. Tra nubi sparse che aumentano piano piano. Grigie, nere e biancastre. Leggere come bambagia. Rigonfie talvolta scendono in basso. Da fiaba. Pronte a regalarci nuove emozioni. La bellezza è qui in questo genius loci che ci abbraccia. Il sussurro dei racconti e dei suoi misteri si avverte in tutto ciò che è presente. Riecheggia nell’antico incastellamento baciato dal tempo.

Con radici profonde. Legate a storie lontane di Santi, pellegrini e crociati. Intrecciate a gole nascoste, ipogei, grotte e caverne, che sprofondano nella candida roccia calcarea. Interna alla terra. Piena di vuoti. Stracolmi di tensione, di preghiere, di spirito religioso tra Cielo e Terra. In mattinata sibila un po’ ovunque la voce di un vento gelido che non impedisce il percorso talvolta tortuoso da seguire lungo le mura fino agli austeri torrioni. Il gruppo dei soci dell’Archeoclub di Termoli si raduna ai piedi del castello. Dopo i saluti di Giuseppe Piemontese, massimo storico della città, si entra nel castello tutt’insieme. Ci accompagna Giuseppe Palumbo, guida esperte del posto.

Preparatissimo. Nei dettagli ci illustra la storia del sito. Dalle origini ai tempi attuali la cronistoria del castello gigante è lunghissima. Ricca di eventi, persone, personaggi, intrighi di passione e di momenti drammatici tristissimi. Nel racconto non manca la brama di potere segnata dalla presenza di famiglie potenti. L’enorme fortezza all’epoca aveva il compito di difendere uno dei luoghi più importanti della cristianità. La visita è piena di curiosità in questo periodo dai colori primaverili. Tra i solidi massi e le pietre dei muretti ci accompagna una bella cornice di verde e di fiori spuntati da poco. Ricca di varietà botaniche di inestimabile valore che colorano i torrioni, le mura e i fianchi rocciosi del grande castello ove si sale e si scende. Il castello accoglie dentro di sé tante specie di fiori che brillano ai nostri lati. Il tono cromatico della flora mediterranea è magnifico. Si tratta di piante endemiche. Talvolta rare. Da tutelare.

Espressione di una vegetazione rupestre preziosissima. In questo periodo pieno di risvegli di vita annuncia la stagione primaverile. Tale fioritura inattesa sussulta e cresce testarda tra le pietre. È delicatissima. Rinnova il contesto di un ambiente antico che colpisce. Un bel quadro di biodiversità, dunque, affiora come un giardino. Dove i fiori rupestri sono un inno alla vita che si rinnova nei posti più difficili. Monte Sant’Angelo è ricco di flora urbica. Diffusa dal castello fino alle case in fila del Rione Junno. Si contano ben 131 specie. Molte provengono dalle pareti rocciose e dalle cavità naturali. Un bell’orto botanico abita, dunque, spontaneamente nel cuore del castello con i suoi colori migliori.

«Quella che vedete tutt’intorno – precisa la guida Giuseppe Palumbo – è l’Aubrezia di Colonna, una pianta nobile di questi luoghi che fiorisce proprio per annunciare la Primavera. Più in là l’Enula Candida, il Ciombolino Comune che si arrampica sui muri e la Garofanina Spaccasassi che cresce nelle fessure». Sui torrioni scintillano i colori di una flora ben disposta senza la mano dell’uomo. La flora che regna nel castello di Monte Sant’Angelo è un unicum. Il vento ne accentua i profumi. Dai punti di osservazione lungo il camminamento si vede il fitto verde della Foresta Umbra e il mare Adriatico che bagna il lungo litorale pugliese e le coste del Gargano.  174Le testimonianze più antiche di questa imponente fortezza – spiega la guida – risalgono al periodo di Orso I tra gli anni 837 – 838. Con l’avvento dei normanni viene modificato e diventa dimora di Roberto il Guiscardo. Federico II apporta nuovi cambiamenti per ospitare la sua prediletta Bianca Lancia. La Sala del Tesoro risale a questo periodo. Con gli Angioini invece il castello diviene prigione del Regno. Qui viene incarcerata la principessa sveva Filippa d’Antiochia. Poi la regina di Napoli Giovanna I d’Angiò, amante del popolo, colta e scaltra nell’arte del governare, segue la stessa sorte. Tra queste mura viene barbaramente assassinata nel 1382. 

Nel tessuto urbano di Monte Sant’Angelo si avverte ancora oggi la presenza di Giovanna I d’Angiò. A lei si deve la costruzione della chiesa di San Francesco dove in un cantuccio si conserva il suo sarcofago che la rappresenta tra gli stemmi del regno. Dopo il lungo percorso dei sotterranei, raggiungiamo la grotta dell’Arcangelo. Nel silenzio di questa enorme cavità, ricca di arte sacra, aleggia forte il respiro dello spirito. Furono i Longobardi a scegliere questo luogo come centro religioso di primaria importanza a seguito dell’apparizione dell’Arcangelo Michele al vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano.

Segue poi la visita al complesso di San Giovanni in Tumba. Noto come Tomba di Rotari. Qui colpisce l’esposizione del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, autore della Venere degli Stracci. L’opera nasce da un equilibrato legame tra il Primo Paradiso, rappresentato dalla natura, e il Secondo Paradiso, rappresentato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale. Tre cerchi concentrici ne rappresentano l’essenza per salvaguardare i valori dell’uomo più preziosi. A Monte Sant’Angelo, come si vede dalle foto, il Terzo Paradiso valorizza la tradizione tessile della regione. Infatti, è realizzato con merletti trattati con ottone dorato per dare vita ad una scultura tale da rendere duratura nel tempo la fragile tessitura. Nell’opera si avverte pertanto l’esigenza di salvaguardare il proprio patrimonio artigianale. La giornata si conclude con la visita all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano.  Con i suoi tanti eremi, luogo di monaci, di eremiti e di anacoreti.

Luogo di preghiera. All’imbrunire un bel punto di osservazione panoramica sul brulichio delle luci notturne offre un panorama incantevole di Manfredonia. Soddisfatto il presidente Oscar De Lena per questa prima uscita dell’anno all’insegna della storia, delle antiche architetture e del paesaggio monumentale in una bella realtà spirituale. Ricca di arte e di sorprese.  A Monte Sant’Angelo, patrimonio dell’Unesco, c’è il fascino di una bell’Italia nascosta. Ogni volta che la visiti ti porta a scoprire qualcosa di nuovo.

Luigi Pizzuto